Perché i ricordi nella mente cambiano?
Eppure faccio il fotografo. Ho la fortuna di mettere a fuoco. Non solo di guardare.
Prima di ritornare in un luogo rigenero il pensiero passato riguardando le immagini scattate molti anni fa. Lo faccio sempre. A volte mi soffermo anche sulle immagini più recenti. Eppure ogni volta la visione cambia. Non è più la stessa.
Probabilmente è solo un fattore interiore legato agli stati d’animo. Oppure, mi viene da pensare, che anche i ricordi subiscono processi d’invecchiamento. Una risposta precisa non esiste. Potremmo essere cambiati noi. Dentro.
Penso spesso a questa laboriosa metamorfosi visiva che scolpisce e cambia le cose. Un instancabile tarlo che modifica e stravolge i colori. Giorno dopo giorno rosicchia il punto di vista, portando alla totale monocromia. Senza ritorno.
È un processo chimico molto lento, ma deflagrante. O forse è solo la natura dell’uomo, che fa il suo decorso.
Anche le forme assumono profili diversi. La grana dell’emulsione cerebrale s’ingrossa e perde la sua forma primordiale, come se volesse esplodere oltre il bordo del fotogramma originale.
E poi c’è il vento, quello che ha cancellato i grandi imperi della storia. Un soffio dopo l’altro. Che prova a spazzare via quello che rimane di un istante. E di un luogo.
È il fatto di un fatto. Tutto dentro di noi non sarà più lo stesso. Come non sarà più la stessa cosa per la nobile opera fotografica. Mano nella mano andrà verso il suo destino. Assieme all’occhio che l’ha generata. Per sempre.